Qualche giorno fa leggevo sul sito booksblog.it il seguente articolo:
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L'Einaudi non pubblicherà Saramago perché diffama Berlusconi
Einaudi non pubblicherà l’ultimo libro di Saramago perché diffama Silvio Berlusconi. Il libro di Saramago – premio Nobel per la letteratura nel 1998 – si intitola Il quaderno, e raccoglie testi letterari e politici scritti sul blog dallo scrittore portoghese. Di questa scelta ne dà notizia L’Espresso: “La nuova opera contiene giudizi a dir poco trancianti su Silvio Berlusconi, che di Einaudi è il proprietario”.
Josè Saramago è presente nel catalogo dell’Einaudi con ben venti titoli. Il quaderno invece sarà pubblicato da Bollati Boringhieri. Al di là delle considerazioni politiche su Silvio Berlusconi e sui giudizi che Saramago esprime – volenti o nolenti Berlusconi è il nostro presidente del consiglio – è triste pensare che un autore come Saramago venga rifiutato perché “sgradito ad un uomo di potere”. Ho sempre amato i libri dell’Einaudi: d’ora in poi dovrò fare attenzione, perché, se la linea editoriale di una grande casa editrice è quella di ricorrere all’indice, la cosa mi sembra foriera di pessimo futuro.
Per dirla con Mario Portanova su L’Espresso:
"Certo, nessun editore al mondo manderebbe in libreria testi che parlano male, e così male, del padrone di casa. Nessun editore al mondo, però, ha un padrone di casa così ingombrante."
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Da qui mi è venuta la curiosità di andare un pò a vedere cos'è il premio Nobel e chi sono gli italiani che l'hanno vinto.
Il premio Nobel è una onorificenza assegnata dal governo svedese, consegnata annualmente a persone che si sono distinte per aver svolto eccezionali ricerche, inventato tecniche o equipaggiamenti rivoluzionari, e portato contributi eccezionali alla società. Viene generalmente visto come l'encomio supremo del mondo odierno.
I premi Nobel nelle specifiche discipline (chimica, fisica, letteratura e medicina) ed il premio per l'economia sono comunemente ritenuti i più prestigiosi premi assegnabili in tali campi. Il premio Nobel per la pace conferisce grande prestigio, sebbene sia spesso fonte di controversie politiche.
Qui sotto elenco gli italiani che hanno vinto il premio ed è venuta fuori una strana cosa che li accomuna tutti ,un'opinione.
Certo , ognuno è giusto abbia le proprie opinioni ,si tratta certamente di persone molto intelligenti ma su un certo argomento mi pare le loro opinioni coincidano.
strano ....
Giulio Natta, 1963
Franco Modigliani, 1985
Guglielmo Marconi, 1909
Enrico Fermi, 1938
Emilio Segrè, 1959
Carlo Rubbia, 1984
Riccardo Giacconi*, 2002
Giosuè Carducci, 1906
Grazia Deledda, 1926
Luigi Pirandello, 1934
Salvatore Quasimodo, 1959
Eugenio Montale, 1975
Dario Fo, 1997
Camillo Golgi, 1906
Daniel Bovet, Svizzera, 1957
Salvador Luria*, 1969
Renato Dulbecco*, 1975
Rita Levi-Montalcini*, 1986
Mario Capecchi*, 2007
Ernesto Teodoro Moneta, 1907
FRANCO MODIGLIANI
L'amarezza del premio Nobel dopo il discorso di Berlusconi
"Nessuna guerra personale, ma non doveva difendere Mussolini"
Modigliani: "Con quello show
il premier ha disonorato il Paese"
di EUGENIO OCCORSIO
ROMA - "Ah certo, in Italia ora ci sono molti meno comunisti. Ma ci sono molti più Berlusconi. Questo è il problema". Franco Modigliani, classe 1918,
la storia del fascismo e del "buon" Mussolini l'ha vissuta sulla sua pelle. Ebreo di Roma, dovette lasciare l'Italia nel luglio 1939, appena laureato, per sfuggire alle leggi razziali portando con sé
la moglie Serena, per sposare la quale era stato costretto ad andare a Parigi. Negli Stati Uniti si è costruito una folgorante carriera di economista e studioso che l'ha portato a vincere il premio
Nobel nel 1985 per le sue "pionieristiche analisi sui risparmi e sui mercati finanziari", come si legge nella motivazione dell'Accademia di Svezia. Tuttora è professore emerito di economia al
Massachusetts Institute of Technology di Boston. Insomma, nessuno più di lui può permettersi di parlare chiaro e in assoluta libertà sui destini di un'Italia che, da lontano, ha sempre seguito "con
immenso amore". Pesa con calma le parole, ma da ogni singola frase traspare un senso di sconforto per l'arroganza e la protervia dell'attuale classe dirigente. "Berlusconi non onora l'Italia e non la
difende, come dice sempre, onorando e difendendo Mussolini. Così, all'opposto, la disonora".
Il capo della Anti Defamation League ieri sul nostro giornale ha difeso il premio che gli ebrei d'America hanno dato a Berlusconi, e ha esplicitamente accusato proprio lei di muovere da dieci
anni una guerra personale e pregiudiziale contro il nostro premier?
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"Io cos'avrei fatto? Una guerra di dieci anni? Forse avrei dovuto farla davvero con tutti gli errori che ha fatto?E invece l'ho difeso in tante occasioni: quando voleva abolire l'articolo 18,
quando vuole riformare le pensioni d'anzianità, quando deve fronteggiare certi scioperi che mi sembrano irrazionali. Certo, altre volte, molte volte, l'ho criticato, per i suoi atteggiamenti come
appunto per la storia del Duce, ma soprattutto per le tante opportunità mancate in economia. I condoni fiscali, e peggio che mai edilizi, per esempio, mi sembrano una cosa immorale e indegna di un
paese civile. Ma una cosa dev'essere chiara: io non faccio battaglie personali contro nessuno. Perché dovrei? Non è nel mio stile".
Però insomma la lettera sul New York Times era piuttosto esplicita?
"Vorrei chiarire il mio pensiero: la nostra lettera (con Modigliani hanno firmato gli altri Nobel Paul Samuelson e Robert Solow, ndr) era una protesta fatta da cittadini americani contro
un'istituzione americana, la Anti Defamation League. Non mi è piaciuto il vostro titolo "Tre Nobel contro Berlusconi". Cerchi di capirmi: la League ha commesso un grave errore nel dare questo premio
a chi aveva difeso Mussolini, ma non volevamo entrare nel merito delle questioni italiane. Abbiamo detto a questi signori di stare più attenti quando danno i premi. Poteva essere Berlusconi come
chiunque altro".
Però ammetterà che non è passata inosservata la sua protesta, in fondo lei è nato in Italia.
"Ma ora sono americano. Abbiamo già tante cose di cui imbarazzarci e vergognarci noi in America, a partire dalla guerra assassina e assurda in Iraq. Berlusconi è un problema che dovete risolvervi voi
italiani".
Professore, ieri il presidente del Consiglio ha anche invitato a investire in Italia perché sarebbe il mercato più flessibile d'Europa. E' vero?
"Macché, altra stupidaggine. E' uno dei meno flessibili. Certo, le cose sono un po' migliorate negli ultimi anni, ma questo è avvenuto grazie a misure che erano state prese dal precedente governo di
centrosinistra. Malgrado questi avanzamenti, il mercato del lavoro resta rigido. Anche per questo, venire a investire in Italia resta un rischio".
(25 settembre 2003)
RITA LEVI MONTALCINI
Il premio Nobel critica il presidente dl Consiglio
dopo l'annuncio di tagli per la ricerca scientifica
Levi Montalcini: "Berlusconi
tradisce i ricercatori"
Condivisi gli emendamenti dell'Ulivo
"Almeno quelli prevedono un minimo..."
ROMA - "Berlusconi ha tradito i ricercatori italiani". E' molto critico il premio Nobel Rita
Levi Montalcini nei confronti della decisione del governo di ridurre i fondi destinanti alla ricerca scientifica. Ricordando l'esito dell'incontro avvenuto nel febbraio scorso tra i rappresentanti
dei ricercatori e Berlusconi, Rita Levi Montalcini ha rilevato che, alla luce dei tagli previsti nella Finanziaria, "gli scienziati hanno diritto a sentirsi traditi" dal governo Berlusconi.
Gli emendamenti proposti dall'Ulivo e tesi a ripristinare le risorse previste nella scorsa Finanziaria, ha aggiunto, "sono il minimo che si possa dare ai ricercatori. Per loro vorrei molto molto di
più". Il Nobel ha definito "allarmante" la situazione che per la ricerca si verrebbe a creare con le risorse previste dalla nuova Finanziaria e ha rilevato che, se necessario, si potrebbe ricorrere a
un'interpellanza parlamentare.
Intervenendo al convegno, Rita levi Montalcini ha inoltre confermato "la piena adesione" agli emendamenti proposti dall'Ulivo. Gli emendamenti proposti, ha aggiunto, "prevedono un minimo". In realtà,
ha osservato, si dovrebbe fare molto di più per incentivare il rientro in Italia dei giovani ricercatori che vanno all'estero.
"Nella mia carriera - ha aggiunto - ho visto partire centinaia di giovani, e in questi giorni ne ho incontrati molti che vorrebbero tornare in Italia. Incredibilmente sono disposti a tornare,
nonostante la situazione in Italia sia ben inferiore rispetto a quella che lascerebbero all'estero, e proprio per questo il loro rientro dovrebbe essere incentivato al massimo, offrendo loro una
posizione adeguata".
(23 ottobre 2001)
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